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Italacad
2 avril 2014

amarcord di Fellini

amarcord locandina

Après la projection dans le club de cinéma de notre ville "Les lumières de Carrières" du film de Fellini voici le travail très intéressant d'une élève d'Italacad:

AMARCORD -1973-    FILM di Federico FELLINI (1920-1993)   

Amarcord é un film autobiografico del regista riminese Federico Fellini.

Il titolo del film viene dalla parola del dialetto romagnolo « a marcord », in italiano mi ricordo.

Atraverso la vita di un ragazzo adolescente, Titta BIONDI (pseudonimo per Luigi «Titta» BENZI, amico d’infanzia di Fellini), il regista, nato nel 1920, rievoca la sua giovinezza accompagnato dalla musica di Nino ROTA.

Questo film ottenne l’Oscar del migliore film straniero nel 1975.

Il film mostra un anno della vita degli abitanti del quartiere San Giuliano a Rimini (Emilia Romagna) della primavera 1932 alla primavera 1933.

L’azione comincia il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, patrono dei falegnami (e anche festa del papà in Italia). Questo giorno, per segnare la  fine dell’ inverno e festeggiare  l’arrivo della primavera, si brucia la strega sulla piazza.

La piazza e il corso sono luoghi importanti, dove passano tutti gli abitanti del borgo. Tra questi risaltano alcune figure : il Conte, la Gradisca, la Volpina (=la renarde), il motociclista, l’avvocato che racconta la storia. 

Altri luoghi importanti sono :

La scuola media, nella quale i ragazzi sembrano più interessati a fare  scherzi che ad imparare.

Spiccano le caricature di alcuni professori : quello che fuma, la professoressa di matematica, la lezione di pronuncia del professore di greco.

La chiesa e il confessionale, che rivela come i giovani sono perturbati da una sessualità crescente.

Il cinema, luogo di tutte le tentazioni.

La spiaggia e il mare dove si ritrovano gli abitanti per vedere passare il transatlantico Rex e per fare la festa (le nozze della Gradisca).

Metterei inoltre in rilievo alcune scene del film che sono particolarmente caricaturali :

*La vita nella casa  della famiglia di Titta .

*L’arrivo delle camicie nere del Duce alla stazione, accolti col motto « dio, famiglia, patria », col fumo del treno e la marcia marziale che si trasforma in una corsa burlesca.

*La venuta del principe al quale si offre la Gradisca (= goûtez-y » ou « servez-vous »).

* La venuta dell’emiro arabo, vecchio, piccolo e brutto, sulla musica di « Romeo », con le donne velate del suo harem che si transformano in ballerine di commedia musicale holliwoodiana.

*La sera del ballo sulla terrazza dell’ hotel, con la musica della cucaracha, una canzone messicana.

Tra le donne mi hanno particolarmente colpito:

 Miranda, la mamma di Titta, figura della mamma italiana, la cui morte alla fine segna il passaggio di Titta dall’infanzia alla maturità.

Gradisca, che nella realtà si chiama Nicola, una parrucchiera procace alla ricerca di un marito (dopo essersi « offerta » al principe, si sposa con un carabiniere ! Il prestigio dell’uniforme ?).

Volpina (=la renarde) che si da a tutti gli uomini, simbolo di una sessualità animale saccheggiata.

La tabaccaia con i suoi seni prorompenti e provocanti.

Per concludere direi che, da questo film emana la nostalgia e la tenerezza del  regista per un passato che ha costruito la sua personalità.

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