CLUB DI LETTURA : ACCABADORA DI MICHELA MURGIA

Club di lettura - Abbiamo letto Accabadora scritto da Michela Murgia

L’AUTORE

Michela Murgia è nata il 3 giugno 1972 a Cabras, in Sardegna, ed è morta a 50 anni, a Roma , il 10 agosto 2023, di un tumore renale.

Ha trascorso la sua infanzia in Sardegna, educata dalla nonna. La nonna non parlava italiano, la raggazzina lo imparò a scuola. La nonna raccontava a sua nipote la guerra, la povertà, la mentalità e le tradizioni degli anni ’50, tutto cio’ che ha ispirato a Michela Murgia questo libro.

Prima è stata insegnante di religione nelle scuole per 6 anni. Poi ha cominciato a scrivere, è diventata drammaturga, scrittrice, critica letteraria e attivista.

LA STORIA

La storia è ambientata nella Sardegna degli anni cinquanta, nel paesino (inventato) di Soreni.
Il romanzo descrive un mondo di tradizioni, di superstizioni e di credenze ammesse dalla chiesa.
La communità è presente in tutti i momenti significativi della vita : nascita, nozze, morte.  

Le principali protagonisti sono Maria Listru e Bonaria Urrai, sua madre affidataria.
Maria è la quarta figlia non desiderata di Anna Teresa Listru, vedova prima che Maria nascesse.
Diventa “figlia di anima” della Bonaria :
 «È cosi che chiamano i bambini generati due volte : dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra».

Bonaria Urrai è una sarta, non è sposata perchè il suo fidanzato è morto nella prima guerra mondiale. Non a figli.
Offre a Maria una casa, un’istruzione, e un futuro, la manda a scuola .
Così questa bambina che era « invisibile» nella sua famiglia, diviene «importante» per zia Urrai.

Ma c’è un mistero : di tanto in tanto Bonaria esce di notte, vestita di nero, mentre Maria dorme.
Poco a poco, il lettore scopre che la Bonaria è l’accabadora del paesino di Soreni, quella che è chiamata per mettere fine alle sofferenze dei moribondi.
Solo in età adulta Maria scoprirà la vera attività della Bonaria. 

Leggenda o realtà dell’Accabadora in Sardegna ? 

Michela Murgia ha detto che non si può provare l’esistenza dell’ accabadora, ma che tutti in Sardegna sanno che è esistito.
La scrittrice ha deciso di ambientare la storia negli anni 50 perchè nel 1952 una donna fu accusata di avere ucciso un uomo. La famiglia del morto testimonio’ che non era vero.
(Tradizionalmente, la famiglia decideva di uccidere un malatto per porre fine alle sue sofferenze e per non compromettere la sopravvivenza degli altri) .
La parola accabadora significa colei che finisce, viene dallo spagnolo acabar che vuole dire finire .
Molte parole della lingua sarda derivano dello spagnolo perchè la Sardegna è stata sotto dominazione spagnola per più di tre secoli , dal XIV al XVIII s.

Museo etnografico Galluras

Nel Museo etnografico Galluras di Luras, nella provincia di Sassari, c’è il Museo della Femmina Agabbadòra dove si puo' vedere l’unico esemplare al mondo del martello di legno della femmina accabadora.
Uccideva tramite soffocamento con un cuscino o col pendolo sulla frente, tramite un bastone d’olivo chiamato "su matzolu", o con un colpo seco dietro la nuca con un martello di legno .

L’OPINIONE DEI LETTORI

A quasi tutti è piaciuto questo libro eccetto a uno che l’ha trovato mortifero .

La storia è commovente, è un documentale sulla Sardegna degli anni cinquanta e le sue superstizioni. Molti dei temi evocati sono contemporanei : l’educazione femminile, il matrimonio, l’amicizia, la rilazione tra i contadini, la pedofilia, l’emigrazione verso le città, l’eutanasia e la volontà della persona di morire in un suicidio assistito.
Il linguaggio è piuttosto semplice e i temi, tutti di attualità sono evocati in capitoli brevi.

Per saperne di più vi invito a leggere quel bellissimo romanzo !